The Passenger Turchia by AA.VV

The Passenger Turchia by AA.VV

autore:AA.VV.
La lingua: ita
Format: epub
editore: Iperborea
pubblicato: 2020-06-07T00:00:00+00:00


FEMMINICIDI

Fonte: KADIN CİNAYETLERİNİ DURDURACAĞIZ PLATFORMU (PIATTAFORMA FERMEREMO I FEMMINICIDI)

Non sorprenderà quindi che quella donna seduta nella meyhane a sorseggiare il suo bicchiere, in preda a sentimenti contrastanti, quella notte scelga un modello di amore e violenza in cui Eros e Thanatos sono schierati dalla stessa parte. Perché nella misura in cui avrà organizzato la propria vita privata – dall’abbigliamento alle amicizie, dalle decisioni lavorative fino ai diritti di proprietà – in aderenza ai codici maschilisti, eterosessisti e patriarcali della società, la sua sarà una vita accettabile. Ma nel momento in cui quella donna percepirà di essere infelice e vorrà separarsi dall’uomo per costruirsi un’esistenza più indipendente, le cose potrebbero cambiare. Ci vuole un attimo perché le continue minacce di Thanatos si trasformino in collera.

L’intensificarsi dell’oppressiva interferenza del governo Akp, il partito del presidente Recep Tayyip Erdoğan, nella vita delle donne ha incoraggiato ulteriormente l’aggressività maschile, ora latente in seno alla cultura. La situazione a cui assistiamo è sconcertante: quasi ogni giorno viene uccisa almeno una donna e il numero di femminicidi in sei anni è raddoppiato. Nel 2019 in Turchia sono state uccise 474 donne. Secondo il rapporto pubblicato dalla piattaforma Kadın cinayetlerini durduracağız («Fermeremo i femminicidi»), in 152 dei 474 casi l’assassino non è stato identificato; nei casi risolti, 134 donne sono state uccise dal marito, 25 dall’ex marito, 51 dal compagno, 8 dall’ex compagno, 29 da zii, cognati, suoceri e uomini a cui erano legate da simili vincoli di parentela, 19 sono state uccise da conoscenti, 15 dal padre, 13 dal fratello, 25 da figli, vicini, tutori di bambini nella stessa scuola del figlio, 3 da sconosciuti. Ovvero sono gli uomini più vicini a queste donne ad averle uccise. Nonostante la Turchia sia stata uno dei primi paesi a firmare la Convenzione di Istanbul, stipulata tra 46 paesi e l’Unione europea contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, le donne turche minacciate di morte dai loro uomini non ricevono la protezione delle istituzioni dello stato. Gli uomini che compaiono davanti al giudice in giacca e cravatta sostenendo che il loro onore è stato sporcato, che sono stati provocati, o che hanno ucciso senza volerlo, continuano a fare la loro vita dopo aver ricevuto condanne troppo clementi che non hanno alcuna funzione deterrente. Oggi le strade sono piene di fantasmi di donne morte. Tra i casi di femminicidio che hanno colpito la società più nel profondo c’è la morte di Emine Bulut, 38enne, residente a Kırıkkale, una città non lontano da Ankara, uccisa nel 2019 dall’ex marito, da cui si era separata quattro anni prima, sgozzata davanti agli occhi della figlia. Il grido di Emine Bulut nel video girato durante l’assassinio risuona ancora nelle nostre orecchie: «Non voglio morire.»



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